Affliggem - Insostenibile [topic ufficiale] 17 Giugno 2016

Primo singolo estratto dall'omonimo disco degli Affliggem, l'album più triste nella storia del rap italiano, disponibile in free download a partire da Venerdì 17 Giugno su www.affliggem.it.

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Artista: Affliggem (www.facebook.com/affliggem)
Beat: J.Roly (www.facebook.com/JRoly-556060584557901)
Mix e master: Marco Usai

Regia, direzione e riprese: Andrea Fenu
Montaggio e correzione colori: Luca Fois
Attrice: Chiara Marcis

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TESTO:

RIT.
Chiediti se ha senso vivere,
senza una risposta né più mezza emozione da condividere,
la speranza ha un limite,
il semplice atto di sognare risulta insostenibile.
Io tengo chiuse con le mani le ferite,
tengo chiuse con le mani le ferite,
anime ferite,
il semplice atto di sognare risulta insostenibile.

1° STROFA (Kaizer)
La notte non mi dà consiglio,
nel letto mi rigiro perché non so se sono un bravo figlio,
né se sono un buon amico,
il cuore indolenzito dorme zitto, per non svegliarlo bisbiglio.
Io non cerco casa, cerco un posto da chiamare casa,
cerco un sogno da chiamare realtà,
ma la differenza è tale, che sognare così forte
è un sollievo così forte che ti può ammazzare.
Lo specchio dice "Smettila!",
la mano trema così tanto ad ogni lettera
da non riuscire a rileggerla,
è la città che tende i nervi per suonarli in disaccordi di settima.
Chi il tuo sogno lo condivide così tanto che lo vive,
ti incoraggia ma crea delle aspettative,
ed il terrore di deluderle ti uccide,
disinfetta con il sale le ferite.
Vorrei vomitare il male e stare bene e basta, ayahuasca,
nel cuore l'Alaska.
Ti scrivo una lettera per dirti che sto bene senza che stia bene,
scusa, spero che ti stia bene.

RIT.
Chiediti se ha senso vivere,
senza una risposta né più mezza emozione da condividere,
la speranza ha un limite,
il semplice atto di sognare risulta insostenibile.
Tengo chiuse con le mani le ferite,
tengo chiuse con le mani le ferite,
anime ferite,
il semplice atto di sognare risulta insostenibile.

2° STROFA (Il Master)
Se ti dico che il mio bene è il male interno,
spaccami lo sterno e con brocche d'argento bevi il mio senso,
quello che lascio è un sapore d'inverno e resta uno scheletro immenso,
tu ricoprilo con stracci di tedio.
E ti chiedo, sei felice? Tu con il cuore da meretrice,
mi parli di te e delle tue sconfitte,
di quante volte ti sei chiusa per non soffrire,
ma che in fondo vale la pena di vivere.
E mi fai ridere,
perché è la risposta superficiale di chi non ha niente da dire,
se pensi che io stia mentendo a causa del mio sguardo mite,
tengo chiuse con le mani le ferite.
Niente sangue, niente bile, né palpebre per dormire,
commensali di questo banchetto per morire,
come in sala attesa dove attendo il lieto fine,
vomito malessere ma senza farlo uscire.
Rassegnato al crudele fato,
che mi ha mostrato la realtà di fatto, animo affranto,
rendendo la mia vita più piacevole da un lato,
pensando a me e all'inconveniente di essere nato.