INTERVISTA A DEDA

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    Vi riporto qui un'intervista fatta a Deda e i motivi della pubblicazione (ovviamente ben accetta , anzi ringrazio della possibilità )

    CITAZIONE
    Circa un mesetto fa, o poco più, ho intervistato il buon Andrea Visani, altresì noto come Deda o Chico MD o, più recentemente, mostratosi sotto il progetto Katzuma.org
    L'intervista in questione doveva finire in diversi canali di comunicazione, tra cui anche questo forum e un giornale dove collaboro, ma prim'ancora su una webzine, PassioneAlternativa.com
    Dato che questa webzina mi ha dato tutto lo spazio disponibile per, ho deciso per correttezza di aspettare l'uscita dell'intervista (la webzina è mensile) sulle sue pagine prima di pubblicarla qui.
    Ora, con l'uscita del nuovo numero di P.A., scopro che non solo l'intervista non è stata pubblicata, ma anche che nessuno mi ha avvertito della cosa: se non fossi andato personalmente sul sito di P.A. non avrei scoperto nulla...

    At this point vi riporto l'intervista telefonica e vi chiedo di copiarla e incollarla in ogni posto dove ritenete ci siano interessati. Anzi, se conoscete qualche webzina disposta a pubblicarla (tanto rimane ancora un'inedita, almeno nelle webzine), mettetemi in contatto che gliela mando (o mandategliela voi, con giusto il favore di metter il mio nick a fondo o inizio pagina.

    Grazie a tutti e buona lettura.
     
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  2. Brooklyn17
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    Ma l'intervista dov'è?
     
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  3. Proff
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    L'autore dell'intervista io lo conosco come Piter, mi spiace no poter mettere il nome, ma fondamentale è mettere il suo lavoro.
    Buona lettura

    CITAZIONE
    Katzuma.org, e voglio sottolineare il .org, non è soltanto musica: si tratta di un progetto “multifattoriale”, se mi passi il termine, abbastanza dinamico insomma…

    Più semplicemente, ti potrei dire che è il contenitore dove mettere un po’ alla rifusa molte delle cose che faccio. Esperimenti di programmazione, grafici, musicali, ma in realtà il sito esiste già da due tre anni e non sono ancora riuscito a dargli una forma definitiva. Dopotutto neanche mi interessa dargliela: deve rimanere molto spontanea, il sito lo cambio e lo aggiorno quando ho voglia e tempo, senza uno schema ben preciso. Per cui da un lato il progetto può essere affascinante perché hai a che fare con molte cose, non solo musica, ma dall’altro può risultare anche un po’ confuso. Molta gente che arriva sul sito all’inizio fatica a capire di che cosa si tratta, che cos’è, e così via.
    Ma questo in fondo mi piace. Il fatto che si richieda anche uno sforzo tuo, per capire i vari pezzi di tutta la storia.


    Un po’ osservando il sito, un po’ ascoltando il disco, non ho potuto fare a meno di notare che questo “unire più cose insieme” ricorre in entrambi. Il disco è infatti un’unione di più microcampionamenti.

    L’idea che qualsiasi cosa possa essere riciclata in maniera creativa certamente non è nuova.
    Se ci pensi è un meccanismo che è stato utilizzato spesso negli ultimi decenni, nelle arti visive come in musica. Però dopotutto è una ricetta molto vaga. Nel senso che non ti dice “come” riutilizzare le cose. In questo senso penso che i vari progetti di katzuma.org abbiano sicuramente questo comune denominatore, ma il mio traguardo è che ognuno di essi sia apprezzabile in sé, come risultato finale, a prescindere da il materiale utilizzato.
    Se parliamo poi dell’aspetto più musicale della faccenda e cioè della nobile arte del campionamento il discorso è ancora più ampio. Ci sarebbe da scrivere tutta una storia. Sta di fatto che oggi senti i break campionati anche negli spot pubblicitari. Io uso i campionatori per fare musica da molti anni e ho visto l’evolversi di certe tecniche.
    Per quel che mi riguarda la parte divertente oramai sta nell’ottenere un risultato che non sembri campionato o quanto meno di cui non si possa dire “si basa sul groove di questo o sul beat di quello”. Quindi sul disco ho utilizzato dei campionamenti di strumenti singoli cercando di comporre traccia per traccia una canzone nuova.


    Ci sono altre persone, se ne conosci, che utilizzano simili modi un po’ estremi, come hai detto tu, di fare musica in Italia?

    Come ti dicevo oramai l’arte del campionamento ha una storia lunga alle sue spalle. Il suo uso così tecnico e così creativo nasce sicuramente nell’hip hop. In Italia esistono ottimi produttori.
    Quindi soprattutto tra questi trovi le cose più interessanti.
    A livello mondiale so che esistono un sacco di generi che io in generale chiamo “musica elettronica” (ride) Ma sono cose che non seguo tanto.. ascolto quasi solo musica vecchia.


    Eheh guarda in questo periodo credo sia l’unico rifugio dove si possa ascoltare buona musica, fatte le dovute eccezioni…

    Sì beh, poi è anche questioni di gusti. Comunque sì neanche io trovo molte cose che mi entusiasmino. Mi piace l’ultimo dei Back Street Boys . Hai presente?


    Ahahah no mi manca, non l’ho sentito!

    Azz peccato è molto bello [canticchia un pezzo di un loro ultimo brano, ndPiter] Eheheh comunque insomma, qui è tutto. Non so bene che dirti della scena italiana.


    Capisco… Un’altra cosa che è venuta fuori parlando con diversa gente è il domandarsi come mai soltanto adesso esci con un disco “solista”. Sei stato anni nell’hip hop lavorando con altre persone e soltanto adesso che non fai più rap sei uscito con un lavoro esclusivamente tuo.

    Non so se considerarlo il mio disco solista. Alla fine c’è Sean a cantare come ospite fisso, poi sai dischi che avevo prodotto quasi per intero già ne avevo fatti, semplicemente non uscivano a mio nome o non ero il fautore principale del progetto, o l’unico. Però non mi vien da pensarlo come “finalmente il mio disco solista” perché è tutta un’altra cosa, è diverso, “Moonbooty” lo vedo più come il primo disco che ho prodotto come katzuma.org.


    Mentre parlavi m’è venuto in mente un aneddoto che mi disse un conoscente. Discutendo proprio dell’argomento lui affermò “Secondo me una particolarità di Deda è stata proprio quella di far parlare di sé senza parlare troppo di sé”.

    Eheheh non saprei, sinceramente… Beh grazie! Sinceramente son cose di cui non mi sono mai interrogato fino in fondo. Sono sempre stato molto concentrato sulle cose che facevo perché m’andava di farle , cioè non ho mai preso una direzione perché la gente se l’aspettava da me, né ho mai sfruttato il fatto che se facessi un disco di rap solista oggi probabilmente venderei mooolte più copie perché c’è richiesta, perché potrei giocare sul nome dei Sangue Misto o così via. Non è il mio modo di concepire le cose: ho già un lavoro con cui campo e per fortuna posso fare musica veramente per il gusto di farla.


    Beh, tornando un po’ al discorso di com’è la musica attuale, è un bene anche questo: fare qualcosa perché viene così, da sé, piuttosto che per qualche aspettativa.

    Sicuramente anche se si entra in un campo delicato. Alla fine in questi ultimi anni io ho scelto di fare la musica per il gusto di farla, e non per campare. Magari in futuro cambierà di nuovo.


    Questo si ricollega anche alla domanda successiva: in una mail, parlando del tuo disco, mi dicesti che si trattava di un lavoro “molto autoprodotto”. L’impressione che ho in questi ultimi anni, forse soprattutto nella scena punk - da cui provengo - ma in generale in un discorso ampliabile a più contesti, è che l’autoproduzione sia un mezzo se non “meno usato” probabilmente “meno preferito”, rispetto già solo a 5-6 anni fa.

    Quando ti autoproduci i dischi rischi che dopo un po’ non ne puoi più, perché non è niente di affascinante, non è più l’epoca degli anni ’80. Stampare un CD al giorno d’oggi che ci vuole? E’ una spesa ridicola. Quindi capisco che la gente si stanchi di autoprodursi. Perché comunque quando ti trovi con 500 dischi in camera ti sei autoprodotto il disco…ma poi? Hai mandato il CD in stampa e poi inizia la fase 2, e se non hai concerti hai meno occasioni per vendere, devi avere contatti… è un lavoraccio. Sarebbe bello vedere in Italia un bel po’ di etichette “piccole” che funzionano, senza sperare in quelle grosse.
    Comunque stiamo parlando di un mondo che è in trasformazione. Tutta l’industria discografica, internet etc etc


    Certo. Ma come mai allora hai deciso di continuare nell’ambito dell’autoproduzione?

    Perché per l’obiettivo che mi ero prefisso quello era il metodo più veloce e pratico.
    Il disco è fatto tutto in casa a livello di composizione: le voci sono registrate in camera mia, l’ho mixato in camera mia, ho ordinato i CD insieme a Trix,… Per questo dico “molto autoprodotto”,


    Del p2p cosa ne pensi? Alla fine è un mezzo a cui l’autoproduzione spesso si lega molto

    Sono ovviamente strafavorevole. Sicuramente la rete ha cambiato molte cose: per questo il mio progetto è un sito prima di tutto, perché la rete ha cambiato proprio le possibilità. Dal mio sito hanno scaricato una cosa come 50'000 pezzi di “Moonbooty”, in meno di un anno. Per ora il mio progetto può andare così. Era una cosa che quindici anni fa era impensabile.


    Mi dicevi nella tua ultima E-Mail che adesso hai un nuovo pezzo pronto e peraltro leggevo sul sito che è già uscito, o deve uscire tra poco, su una compilation di Gopher. Quali progetti hai per il futuro?

    Si Gopher ha fatto uscire questa compilation dove raccoglie brani suoi e di amici che gravitano spesso attorno al suo negozio a Bologna (Wastasi Shop, via Zamboni). Ovviamente non potevamo mancare… Il pezzo si intitola The Buzz ed è scaricabile dal sito.
    Poi si ri-inizia tutto da capo.


    Bene, io concludo qui. E’ stato davvero un piacere, grazie di tutto.

    Grazie a te, a presto!
     
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  4. Ze!
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    Bella Proff! mo leggo
     
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  5. masterflow
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    Bella !!RespecT!!

    tra poco girera' un po' qst intervista
     
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  6. seyo
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    buena!
     
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  7. ZetaBella
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    complimenti prof per l'interview
    e complimenti anche a chico md the buzz icone
     
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6 replies since 26/7/2005, 19:40   1303 views
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